Facebook: perché è cambiato l’algoritmo.
La bufera sul mondo dei social è calata con una dichiarazione di Mark Zuckerberg del 12 gennaio: quella secondo cui l’algoritmo di Facebook avrebbe premiato con una maggior visibilità i contenuti di parenti e amici rispetto alle pagine pubbliche (per intenderci quelle di aziende, giornali, personaggi pubblici e via dicendo).
L’intenzione, stando alle dichiarazioni di Zuckerberg, è quella di tornare alla mission originale del social network, ossia quella dare spazio sulla piattaforma alle interazioni umane.
Il CEO di Facebook auspica che gli utenti, da ricettori passivi di contenuti, diventino parti attive della comunicazione. Per dare man forte alla sua tesi il patron di Facebook fornisce dati concreti, risultanti da uno studio condotto dalla stessa azienda (qui il link: https://newsroom.fb.com/news/2017/12/hard-questions-is-spending-time-on-social-media-bad-for-us/). A detta di essi un utente che abbia il pieno controllo dei contenuti del suo feed sarebbe addirittura meno soggetto a depressione migliorando la sua qualità di vita.
Tuttavia le vere mire che si nascondono dietro a questa “improvvisa” metamorfosi di algoritmo sarebbero tutt’altro che filantropiche. Spingere gli utenti a commentare, a postare foto e opinioni permetterà infatti di targettizzare meglio il pubblico in vista di più efficaci campagne di advertising. Una strategia che, a dispetto della perdita estemporanea di 3,3 miliardi di dollari, sembra destinata a far piovere guadagni sul colosso dei social nel medio e lungo periodo.
Pro e contro del nuovo algoritmo per le aziende.
Il nuovo algoritmo di Facebook, a seconda dei vantaggi e degli svantaggi che comporta, può essere visto come un terremoto o una rivoluzione copernicana.
Dopo anni in cui il social network sembrava diventato un flusso disumanizzante di contenuti pubblicitari la centralità è tornata agli utenti. Al “fattore umano” e, cosa ancora più importante per i marketers, al “fattore target” e potenziale “fattore clientela“.
Tuttavia c’è anche chi, per ovvie ragioni, non gradisce affatto la svolta “anti-contenuti pubblici” di Facebook. Le prime a esserne penalizzate saranno infatti le pagine dei giornali e delle piccole imprese, che d’ora in poi saranno costrette a sponsorizzare a pagamento i contenuti per renderli visibili.
L’altra alternativa possibile sarà che il CEO dell’azienda e/o gestore della pagina condivida il contenuto aziendale sul suo profilo personale. Il che, volendo trovare un risvolto positivo, potrebbe azzerare la distanza fra la propria immagine di imprenditore e quella umana.